… E IL LETTORE SARA’ NOSTRO
Non dobbiamo mai dimenticare che il compito primario di ogni scrittore, è far immedesimare il lettore in un personaggio. Se riusciamo in questo, una parte del gioco è fatta, ma non tutta.
Affinché l’immedesimazione sia totale, bisogna creare situazioni particolari in cui i personaggi devono agire e reagire.
Se il nostro protagonista è braccato, il lettore dovrà sentirsi col fiato sul collo mentre legge. Al contrario, se è innamorato, dovrà vivere le emozioni come fossero le proprie, e di conseguenza, comportarsi come farebbe nella vita.
Quindi credibilità e coerenza con cosa?
Con la realtà.
ESEMPIO (DA NON FARE!)
Stuart si avvicinò alla casa dei Madison, ma prima controllò l’orologio. Era in ritardo di venti minuti. I due non l’avrebbero presa bene. Imprecò.
Per fortuna erano gli ultimi clienti della giornata, pensò, e tutto per strappare quella maledetta polizza. Mentre rimuginava, aveva quasi raggiunto il campanello. Allungò il dito per suonarlo, ma un gatto si frappose tra lui e la porta.
“E tu?”.
Stuart fece per avanzare, ma la bestia sfoderò gli artigli e prese a soffiargli contro.
“Ma tu guarda…”.
Stuart provò a scavalcarlo, ma il gatto si fece più minaccioso. Allora indietreggiò, lievemente sorpreso e un po’ spaventato.
Devo cercare qualcosa per liberarmi di lui, pensò.
Quella vecchia pala arrugginita all’inizio del selciato, sarebbe andata bene. Stuart tornò indietro e l’impugnò, poi fronteggiò l’animale. Quando il felino sembrò sul punto di spiccare un balzo, Stuart lo colpì e lo spazzò via, scagliandolo contro il muretto poco distante.
Il gatto, ora a terra e ansimante, emise giusto un rantolo, prima di spirare.
Stuart ripose la pala e finalmente salì i gradini, e suonò il campanello.
Bene.
E ora chiedetevi se nella stessa situazione di Stuart, voi avreste reagito allo stesso modo.
D’accordo, il nostro amico ha fretta, probabilmente ha avuto una giornataccia e deve ancora vendere quella polizza, ma l’ostacolo che si trova davanti è un gatto. Solo un gatto. Non una tigre del Bengala.
E’ proprio necessario ucciderlo?
Avrebbe potuto risolvere il problema in tanti altri modi; per esempio provando a scacciarlo o spaventarlo, magari sempre con la stessa pala. Oppure, se proprio non c’era verso di allontanarlo, attirando l’attenzione dei Madison gridando aiuto. O ancora, chiamandoli al telefono per avvisarli dell’inconveniente.
Insomma, ci sarebbero stati tanti altri metodi per aggirare il problema, prima di ricorrere a un’azione eccessiva come quella.
Il risultato è che la storia non è credibile.
E il lettore, che non comprende il motivo di una reazione così smisurata dinanzi a un fatto tanto banale, si stanca e smette di leggere.
Questo è quello che non deve succedere.
COME GESTIRE BENE QUESTA TECNICA
Dobbiamo sempre pensare a come si comporterebbe il lettore nella realtà, non solo a dove noi vogliamo condurre la storia.
Magari la morte del gatto è funzionale al romanzo, d’accordo, forse quell’animale deve morire per introdurre fatti nuovi e importanti, ma non possiamo ucciderlo precipitosamente e senza un motivo, sovvertendo le regole di comportamento, solo per affrettare i tempi.
Il rischio è quello di veder crollare la struttura stessa della storia.
Il bravo scrittore non deve mai avere fretta, e aderire il più possibile alla realtà.
HO DETTO: COME SI COMPORTEREBBE “IL LETTORE“, NON L’AUTORE!
Proprio così, e lo ribadisco.
Ipoteticamente, in questo caso, l’autore potrebbe essere qualcuno che odia i gatti, per esempio.
Potrebbe quindi trovare “naturale” (si fa per dire) una reazione spropositata come quella, e in qualche modo giustificarla.
Quindi il nostro metro di paragone non possiamo essere solo noi stessi, ma il nostro pubblico, ovvero quella stragrande maggioranza di persone che risponde a comportamenti standard di massa.
Per esempio:
se siamo vegetariani e scriviamo che Stuart, ogni volta che va al ristorante, ordina un piatto di questo tipo, probabilmente lo faremo rispondendo ai nostri gusti personali, senza nemmeno rendercene conto.
Ma a meno che non venga specificato all’interno della storia, il lettore si domanderà perché cavolo tutte le volte Stuart mangia un piatto di verdure, anziché una bella bistecca al sangue.
E noi dobbiamo rispondere a questa domanda, se non vogliamo passare per dilettanti.
CONCLUSIONI
Gestire bene questa tecnica, significa essere credibili e coerenti con la realtà e la vita di tutti i giorni.
Se usata bene, favorisce l’immedesimazione nel personaggio e la rafforza.
Ma attenzione!
come per tutto il resto, dobbiamo essere bravi a gestirla.
Il lettore non dovrà nemmeno intuire l’esistenza di una tecnica, dietro la sua lettura.
Più il nostro lavoro apparirà invisibile e inesistente, più saremo stati capaci.
Magari può servire fare una scheda personale su vita, morte e miracoli? Nel senso una sorta di biografia da tenere sempre a portata di mano anche se alcune cose non le si scrivono nella storia.
Il trucco per mettere in pratica questa tecnica, è ancora più semplice: domandanti sempre cosa faresti tu, per davvero, se ti trovassi nella situazione che vuoi descrivere.